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La Barbera

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Generosa Barbera
Bevendola ci pare
d’esser soli in mare
sfidanti una bufera.

La descriveva così Giosuè Carducci.

La Barbera, maschile o femminile che sia, è uno dei vini più sorprendenti del panorama enologico. Poliedrica, versatile e facilmente adattabile, ha trovato solo di recente il posto che le compete tra i vini di pregio.

Diffusione

Con i suoi 20.500 ettari coltivati circa, la Barbera è uno dei principali vitigni a bacca nera del Piemonte e d’Italia. Di casa principalmente nelle province di Asti e Alessandria e nelle Langhe, viene impiegata anche in molte altre parti dell’Italia e del mondo come in USA, Cile e Australia.

Da questo vitigno nascono due DOCG entrambe piemontesi – Barbera del Monferrato Superiore e Barbera d’Asti, a sua volta suddivisa in sottozone – e più di 90 tra DOP ed IGT italiane.

Cenni storici

La storia del vitigno Barbera è una delle più recenti tra i vini piemontesi. Si pensa che le sue origini risalgano al 1300 quando il bolognese Pier de’ Crescenzi,  nel suo trattato di agronomia medioevale Liber Ruralium Commodorum, cita un’uva da vino chiamata Grissa. Questa varietà, caratterizzata da chicchi allungati, di color nero non molto intenso, dalla la buccia sottile e molto ricchi di mosto, sembrava dare vita a un vino ottimo, serbevole e molto potente, diffuso nell’astigiano e sui colli bolognesi. Altri accenni alla varietà sembrerebbe trovarsi in un documento del XVII secolo, conservato presso il Municipio di Nizza Monferrato (AL) e in alcune carte del Capitolo di Casale (AL), nelle quali si testimonia l’affitto di un terreno con l’impegno di piantare “de bonis vitibus berbexinis”. Potrebbe trattarsi, con molta probabilità, della Barbera.

Dopo il 1880 le sorti di questo vino iniziarono un rapido declino a causa di una concomitanza di fattori fra cui l’eccesso di produzione e la concorrenza sempre più agguerrita dei prodotti del Sud Italia. La Barbera fu relegata a vino da pasto, destinata a fasce basse di consumo e associata ad un’immagine di grossolanità e volgarità e il suo prezzo scese notevolmente.

Solo negli anni Sessanta del Novecento, grazie ad Arturo Bersano di Nizza che seppe ridare alla Barbera il valore storico, culturale e legato alla civiltà contadina che le compete, la varietà venne rivalutata. Oggi la Barbera sta prendendo sempre più piede in entrambe le sue accezioni di vino da pronta beva e di vino amato dalla critica, diventando mira di grandissimi produttori del Monferrato e delle Langhe.

Caratteristiche del vitigno

La Barbera è un vitigno che si adatta facilmente a molte zone vitivinicole, regalando quasi sempre una produzione piuttosto abbondante. Se da un lato la Barbera si dimostra resistente alla siccità, rimane dall’altro un vitigno molto sensibile ai climi freddi. Tra le malattie che la colpiscono più frequentemente vi sono la peronospora e, soprattutto, la flavescenza dorata.

FOGLIAGRAPPOLOACINO
Di dimensione media, di forma pentagonale e pentalobatCompatto, di media dimensione e di forma piramidale con una o due ali.Di dimensione medio-grande, forma ellissoidale e con buccia consistente, sottile e di colore blu-nero.

Tecniche di vinificazione e caratteristiche del vino

Oltre al territorio, che data l’estrema adattabilità del vitigno si rispecchia chiaramente nel prodotto con la sua tipicità, ad influire pesantemente sulle caratteristiche di un vino Barbera sono anche la longevità e il metodo di invecchiamento.

Un Barbera giovane può colpire per il suo colore rosso rubino intenso, la brillantezza e l’aroma tendente alla ciliegia o, in alcuni casi, alla viola. Tipicamente contraddistinto da un’acidità molto marcata, il Barbera in questa fase risalta soprattutto in abbinamento con paste ripiene (come gli agnolotti) e con i salumi. La barbera invecchiata – soprattutto se in legno – perde la brillantezza che caratterizza l’età giovane del vino e acquista un colore più intenso e impenetrabile. Nelle varietà ben costruite risaltano aromi di ciliegia o prugna e, in rare occasioni, odori più speziati riconducibili a caffè e cacao.

Il Barbera può, inoltre, essere affinato in acciaio, in cemento in molticasi il primo è preferito o in legno, con una prevalenza del primo metodo. L’affinamento, soprattutto in legno, ne riduce l’acidità e rende questa varietà più morbida e rotonda avvicinandola al gusto internazionale. In questo caso il vino sarà perfetto in abbinamento con selvaggina e piatti di carne della tradizione piemontese (brasato e bollito), nonché con formaggi stagionati.

  ALLA VISTA AL NASO AL PALATO
BARBERA GIOVANE Colore rosso rubino intenso caratterizzato da una notevole brillantezza. Aroma tendente alla ciliegia o alla viola. Consistenza mediamente corposa e di facile beva. Acidità molto marcata.
BARBERA INVECCHIATA Colore rosso inteso e impenetrabile, privo di brillantezza. Aroma di ciliegia o prugna. Sentori spezzati riconducibili a caffè e cacao. Consistenza rotonda e corposa. Sapore morbi-do e amabile con tannino moderato.

La nostra interpretazione fino ad oggi è stata di una Barbera democratica ossia di un vino giovane e pronto, un vino immediato che conservasse appieno tutte le caratteristiche varietali.

Un domani non molto lontano invece usciremo con una Barbera prodotta in mono-vigneto più longeva e con una struttura totalmente più forte in grado di accontentare anche palati diversi. Un vino non più immediato ma morbido ed impegnativo allo stesso tempo.

Si dice che un grande vino è tale quando conserva la sua tipicità e la sua freschezza anche dopo 10 anni, questo spesso è stato il pretesto per fare lunghi affinamenti con qualsiasi uvaggio. Noi sappiamo che non è così e che ogni varietà è più o meno incline all’invecchiamento a seconda anche di dove essa si è naturalizzata. La Barbera a nostro avviso non è fatta nel nostro caso per fare lunghissimi affinamenti, fatta eccezione per qualche annata e invitiamo a consumarla entro 5 6 anni per avere il meglio a prescindere dal tipo di affinamento… ricordando però un uso moderato del legno che molto facilmente finisce per oscurare i tratti tipici di questo uvaggio.

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