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Il Grignolino

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Il Grignolino è il più rosso dei vini bianchi ed il più bianco dei vini rossi

Così sembra che lo abbia definito Veronelli, padre della valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano.

Il Grignolino è senza dubbio uno dei vini più difficoltosi da inquadrare nel panorama enologico. Comunemente e ingiustamente considerato un vino inferiore – forse perché mai capito o perché mai correttamente spiegato o interpretato – è da noi ritenuto un vino dalla grande personalità, dalla tipicità veramente marcata e dalla bevibilità difficilmente pareggiabile.

Diffusione

Il Grignolino rientra nei vitigni autoctoni a bacca nera della regione Piemonte dal 1970. Nato come eccellenza tra i colli astigiani e alessandrini e, soprattutto, nel Monferrato casalese, è diffuso anche in zone della provincia di Cuneo e nell’Oltrepò Pavese, dove è conosciuto come Barbesino.

La sua superficie coltivata, attualmente attorno ai 915 ettari, è in forte diminuzione a causa sia di un mercato che predilige vini più corposi come il Nebbiolo o la Barbera sia alla sua difficile gestione in vigna e in cantina. La pianta, particolarmente suscettibile a molte fitopatologie, ha la necessità di crescere in zone molto soleggiate per poter maturare uniformemente e produce un’uva piuttosto complessa da vinificare. Proprio a causa della sua scarsa diffusione, l’uva di questa varietà entra spesso in blend con altri vitigni, più comunemente la Barbera e la Freisa. La si può trovare in purezza solamente in due DOC: il Grignolino d’Asti e il Grignolino del Monferrato Casalese.

Cenni storici

Il nome caratteristico della varietà deriva da grignole, il termine dialettale per indicare i vinaccioli, di cui gli acini di questa varietà sono particolarmente ricchi. Molto più suggestiva (ma sicuramente meno probabile) la teoria secondo cui il nome deriverebbe dal verbo grigné, digrignare: il vino è talmente acido da far digrignare i denti.

Inizialmente chiamato Barbesino o Barbexino, le origini del Grignolino sembrano risalire a molti secoli fa quando, con un atto datato 1246, i Canonici della chiesa di S. Evasio concedevano l’affitto di “quattro staia di terra gerbida affinché fossero lavorate e vi fossero collocate buone piante di viti Berbesine”.

Anche il Duca di Mantova e del Monferrato, Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers, sembrava consapevole delle qualità di questo vino quando, nel 1677, tentò di convincere Luigi XIV ad acquistare la Cittadella di Casale Monferrato inviando al re un proprio diplomatico con una bottiglia di Barbesino e riponendo la sua fiducia in quest’ultima più che nelle capacità del suo emissario.

Nonostante agli inizi del Novecento la quotazione del Grignolino – vino profondamente apprezzato dai Savoia e da Re Umberto I – fosse simile a quelle attualmente riconducibili a Barolo e Barbaresco, negli ultimi decenni questa varietà ha vissuto momenti di declino dovuti sia alla diffusione di malattie della vite alle quali risulta sensibile più di altri vitigni, sia al cambiamento dei gusti del consumatore che predilige vini più corposi e di struttura.

Caratteristiche del vitigno

Questa varietà di vitis vinifera è, purtroppo, molto fragile. Il Grignolino è spesso vittima di tante malattie, tra cui l’Oidio e la Peronospora, ed è soggetto al cosiddetto mal dell’esca, letale anche in pochissimo tempo. Il legno della sua pianta ha inoltre una particolarità: tende ad assumere una colorazione vicina bianco durante il riposo invernale, diventando molto più fragile rispetto ad altre varietà come il Barbera o il Nebbiolo.

FOGLIAGRAPPOLOACINO
Di dimensione medio-grande, di forma pentagonale e pentalobata o trilobata a seconda del territo-rio.Compatto, di media dimensione e di forma piramidale con una o due ali a seconda della vigorosità della pianta, del terreno, del por-tainnesto e dell’annata.Di dimensione medio-piccola, forma ellissoidale e con buccia sottile. Assume colorazioni che vanno dal rosato al nero.

Tecniche di vinificazione e caratteristiche del Grignolino

Come già accennato, il Grignolino non è una varietà facilmente lavorabile in cantina, fattore che negli anni ha contribuito all’abbandono progressivo di questa cultivar. La grande presenza di vinaccioli negli acini rende il vitigno delicato: le uve devono essere sottoposte a pressioni molto leggere che impediscano la rottura dei semi e la liberazione dei tannini amari i quali regaleranno sgradevoli sensazioni di secco e asciutto al palato.

Il Grignolino è tradizionalmente vinificato in rosso anche se, con lo scopo di regalare un prodotto innovativo, questa varietà è declinata anche nella vinificazione in rosato, soprattutto nel Monferrato degli infernot,. Anche il Grignolino – come ogni rosso che si rispetti – può prestarsi all’invecchiamento in acciaio e in legno, con il primo sensibilmente più comune del secondo e, con gli anni, tende a uno sviluppo dei tannini che gli conferiscono sapori terrosi e di liquirizia. Alcune aziende vitivinicole del Monferrato Casalese hanno di recente deciso di accettare una sfida che vede come protagonista questa varietà. Si tratta di rileggere il Grignolino in una nuova, seppur antica, veste: il Monferace.

A causa dell’elevata presenza di tannini che gli conferiscono spiccata acidità, il Grignolino non è un vino da costata o da carni grasse, ma è ottimo con carni bianche, anatra, pesce grasso, pasta al pesto e molti piatti della cucina piemontese.

  ALLA VISTA AL NASO AL PALATO
GRIGNOLINO VINIFICATO IN ROSSO Colore rosso rubino più o meno intenso Bouquet fine ed elegante, dominato dai frutti di bosco, sambuco e pepe bianco. Mediamente corposo, con un discreto livello di tannino, soprattutto nei vini giovani.
GRIGNOLINO VINIFICATO IN ROSATO Colore tipicamente buccia di cipolla Bouquet elegante intriso di piccoli frutti rossi e molto spesso di rosa, meno speziato e più fruttato Marcata acidità e facile bevibilità con tannino sempre presente

I nostri consigli

Il Grignolino si presta a molteplici declinazioni. Può presentarsi come un vino burrascoso in bottiglie di pronta beva, come un pregiato vino d’annata, o nelle sue splendide versioni invecchiate, adatte a chi ricerca vini più strutturati e veramente insoliti. I grandi profumi che lo contraddistinguono danno spazio anche ad una piacevole bevuta di questo vino, in versione “giovanile”, ad una temperatura di 8-10 gradi.

Noi abbiamo deciso di proporre un Grignolino vinificato in rosato, in versione sia frizzante sia ferma, che ne esalti i profumi e lo rispetti in quanto vino singolare ma pur sempre immediato, evitando così di portarsi dietro i problemi legati alla stabilità del colore nel tempo dovuta ad una macerazione delle bucce.

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